Questo è il racconto di una storia vera successa molti anni fa a Cartoceto, un paese sulle colline marchigiane. Tutto è cominciato con una passeggiata per le vie di Cartoceto insieme all’artista e illustratore Michele Ferri. Il nostro atteggiamento tra la curiosità e l’ozio ha creato una speciale sintonia con gli abitanti silenziosi di quei cortili. Dopo pochi passi, infatti, eccoli sbucare fuori, uno dopo l’altro, sui davanzali, dentro i vasi, in mezzo alla via, sugli zerbini.
Vabbè, per stavolta attraversate pure il nostro regno, ma senza disturbare troppo.

E alla fine della passeggiata, davanti a un caffè nell’unico bar del paese, è nata questa bizzarra idea felina. Qualche mese dopo, anche l’amministrazione comunale fu contagiata da quell’idea e il paese si trasformò per un giorno in un percorso a sorpresa, pieno di giochi, spettacoli, musica, allestimenti. Ovviamente sul tema del gatto.

Rari esemplari felini si affacciavano alle finestre. Un’aristocratica gatta coi guanti di pizzo apriva le persiane al suono della serenata che improvvisavano i passanti con improbabili strumenti musicali.

Il Giardino dei Miagolii era sorvegliato da dieci guardiani diffidenti, che oscillavano in tutte le direzioni senza mai cadere, cercando di intralciare chi passava di lì. Attraversare il giardino non era un’impresa facile…

A un certo punto della passeggiata, ci si imbatteva nella casa del Signor Nonhotempo, che si affacciava frettoloso al suono della campanella per raccontare storie (brevissime) di gatti antichi e leggendari.

Teste rosse gialle blu, zampe a strisce, a quadri, a pois, pance pelose, baffi a zig zag. I Cubo-gatti Trasformisti si lasciavano scomporre e ricomporre all’infinito.

Bambini con orecchie da topo attraversavano il tunnel di formaggio, cercando di non farsi rubare la coda dai bambini-gatto attraverso i buchi.

Grazie alla collaborazione di artigiani e commercianti locali, tutte le bancarelle del mercato felino erano rigorosamente a tema: libri, biscotti, magliette, ceramiche, burattini.


Al culmine della festa, mentre la banda suonava la marcia “A passo di gatto”, ecco sbucare il famigerato Gatto Mammone, seminando il panico tra la folla. Per fortuna si trovava nei paraggi il Domatore Pazzo, grande esperto di animali immaginari. E tutto è finito bene.

Di solito lascio che le cose parlino da sole, senza citare nomi o riferimenti spazio-temporali. Questa però è un’occasione speciale, un’esperienza collettiva per eccellenza. Perciò grazie di cuore a tutte le persone che l’hanno resa possibile:
- Michele Ferri, co-autore del progetto, che insieme a me ha ideato, organizzato, costruito i giochi e gli allestimenti
- Aldo Pucci, per l’indispensabile supporto tecnico e logistico
- Olga Valeri (allora Assessore alla Cultura di Cartoceto), per aver creduto in un’idea che sembrava folle
- Mario Mariani per il brano originale “A passo di gatto” e la banda di Cartoceto per averlo magistralmente eseguito
- Il Caffè Massimo per i buonissimi biscotti GattoMatto
- Tutti gli amici, i paesani, gli attori e gli artisti che hanno dato gratuitamente il loro contributo con grande professionalità
- E infine tutti i gatti di Cartoceto, quelli veri, che da qualche angolo nascosto ci concedevano occhiate di benevolenza.
Ma sì, fate pure, per oggi potete restare… Domani però torna tutto come prima.
Così è stato. Grazie, Sua Gattità!
