Atelier dei materiali non strutturati

Come trovare l’equilibrio giusto tra regole e libertà per sostenere il processo creativo?

L’immagine qui sopra è parte di una composizione di cm 100 X 70 realizzata da tre bambini di cinque anni. Come immaginate che si sia svolto il processo di co-creazione? Con quale consegna (se c’è stata) e con quale ruolo dell’adulto?

Innanzitutto, mi sembra importante sottolineare che si tratta dell’ultimo di una serie di incontri dedicati ai materiali non strutturati. Il bisogno dei bambini di fronte a un materiale nuovo, infatti, è quello di avere tempo per esplorarlo liberamente, per conoscerne potenzialità e limiti. Meglio quindi posticipare delle proposte più mirate a un secondo momento. Ma cominciamo dall’inizio.

Volevo proporre ai bambini un’esperienza con i materiali non strutturati presenti in atelier: piccoli pezzi di plastica, metallo, legno, cartone, bottoni, tappi, scarti di lavorazione industriale e artigianale. Ma come formulare la proposta? Come un’esplorazione completamente libera? Già immaginavo tutta quella ricchezza, catalogata ed esposta in modo ordinato nei vari contenitori, trasformarsi in un’accozzaglia confusa in pochi secondi… Come “contenere” l’attività dei bambini, lasciando nello stesso tempo ampi margini per la ricerca personale?

Ecco la soluzione che ho scelto: “un gioco” con poche, semplici regole, per un piccolo gruppo di bambini alla volta. I materiali sono disposti in modo ordinato su un tavolo. Ogni bambino ha un piccolo contenitore con cui può “fare la spesa”, mettendo i materiali che sceglie nel suo contenitore. Su altri tavoli ci sono delle basi di cartoncino bianco, dove si può “giocare” con i materiali scelti, ovvero disporli a piacere e spostarli fino a creare una composizione che sancisce la “fine” del gioco. Se l’autore lo desidera, la composizione viene fotografata, in modo da conservarne memoria, e le viene assegnato un titolo. Quindi i materiali usati si riversano di nuovo nel contenitore personale, per poi essere riposti dai bambini nei rispettivi contenitori. A questo punto chi vuole può ricominciare il gioco.

Questa proposta ha funzionato molto bene. Le regole sono state accettate dai bambini in modo “naturale”, come parte del gioco, permettendo loro di autogestirsi nel rispetto dei tempi individuali. Anche l’ultimo passaggio di distruzione dell’opera (per rimettere a posto i materiali) è stato accolto con naturalezza dai bambini, immersi in una sperimentazione veloce e intensa, senza la necessità di trattenere il risultato. A dimostrazione di come l’attaccamento al prodotto sia qualcosa che riguarda più spesso gli adulti.

Visto il coinvolgimento dei bambini, l’attività è stata riproposta più volte introducendo alcune varianti. Per esempio, con basi di cartoncino di formati diversi o varie selezioni di materiali (secondo criteri materici, cromatici, ecc.). Alcune variazioni sono risultate stimolanti, altre meno… In ogni caso, è l’osservazione dei processi dei bambini a suggerire di volta in volta la proposta successiva.

È stato anche interessante osservare come diversi tipi di materiali influenzavano la composizione e, nello stesso tempo, quanto restava riconoscibile lo stile personale di ogni bambino attraverso la diversità dei materiali: lo stile personale e le caratteristiche dei materiali sono elementi sempre intrecciati e interconnessi in ogni opera.

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Alla fine dell’anno scolastico, per concludere l’esperienza, ho proposto un lavoro di gruppo, invitando tre bambini a lavorare su un grande formato di cm 100 X 70. Naturalmente sapevo bene che il formato era troppo grande per essere “controllato” e organizzato con un progetto condiviso a priori. Ho suggerito quindi ai bambini di cominciare singolarmente, ognuno dal lato che preferiva. Dopo un primo momento, le diverse parti hanno cominciato a interagire, a confluire in modo organico in un’unica composizione. Lasciandosi ispirare dalle forme che via via si creavano e sollecitati da alcune mie domande, i bambini hanno progressivamente collegato le varie parti, sia a livello estetico che narrativo.

In questo caso, ho proposto di incollare la composizione finale sul foglio, per valorizzare il lavoro di gruppo e per lasciare una traccia visibile di tutto il percorso fatto in atelier con questi materiali. Prodotto e processo sono entrambi importanti: sta a noi capire quando è il momento di concentrarsi sull’uno piuttosto che sull’altro.

Ogni gioco ha le sue regole, che vengono accettate di buon grado da chi liberamente sceglie di giocare. A volte le regole “permettono”, altre volte “limitano”, così come la totale libertà può essere un aiuto o un ostacolo per la creatività. Non esistono formule sempre valide, ogni volta l’equilibrio giusto va cercato tenendo conto del contesto e degli obiettivi. È una danza flessibile tra due opposti necessari, in cui l’ascolto empatico dei bambini ci aiuta a sintonizzarci con i loro bisogni e i loro interessi.

E tu, hai mai provato a “giocare” con i materiali non strutturati? Non dimentichiamo che è fondamentale sperimentare in prima persona i materiali che vogliamo proporre ad altre persone.

Nelle immagini: atelier della scuola dell’infanzia “Le Betulle”, Cavriago, Italy

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La scatola delle storie

Da dove si comincia per inventare una storia? I punti di partenza sono potenzialmente infiniti. Questa scatola è una delle tante possibilità. Contiene i personaggi di alcuni albi illustrati e può essere lasciata a disposizione dei bambini accanto ai materiali per scrivere e disegnare.

Come si prepara? Prima di tutto, scegliete un albo illustrato in cui il protagonista compare in molte illustrazioni, con diverse espressioni del volto e diverse posizioni del corpo. Fotocopiate le illustrazioni e ritagliate le sagome dei personaggi per isolarle dallo sfondo. Quindi inserite le figure ritagliate in una bella scatola.

personaggi estratti da libri illustrati

Prima di mostrarla ai bambini, cercate di creare un’atmosfera di mistero e curiosità. “Cosa ci sarà qui dentro?” Una volta svelato il personaggio, interroghiamoci insieme ai bambini sulla sua identità.

“Chi sarà? Come si chiama, dove vive? Cosa gli piacerà fare?” Invitate i bambini a prendere spunto dalle varie espressioni e posture delle figure ritagliate per immaginare cosa potrebbe essere successo: “Perché è diventato triste? Dove sta correndo o chi lo sta inseguendo? Cosa cerca? Chi l’ha fatta arrabbiare?” Una volta che l’identità e la storia del personaggio sono state abbastanza definite, si può approfondire il contesto emerso dai racconti dei bambini attraverso altri libri, per aggiungere stimoli e dettagli. Per esempio, se il personaggio vive nell’oceano, perché non sfogliare un libro sugli ambienti marini o cercare delle immagini suggestive sul web?

Gradualmente, comincerà a prendere forma una storia che i bambini potranno disegnare, incollando nei punti giusti i personaggi ritagliati. Tra i materiali lasciati a disposizione: matite, colla stick, pennarelli, materiali di recupero da incollare (carte, stoffe, piccoli oggetti). Nel caso di lavoro a piccolo gruppo, i bambini si possono suddividere il disegno delle varie sequenze della storia, che infine verranno appesi o rilegati in un piccolo libro (con tanto di copertina, titolo e nome degli autori). Dopo una prima esperienza introdotta e accompagnata dall’adulto, la scatola può essere lasciata a disposizione per un uso più libero tra gli altri materiali, magari cambiando periodicamente il personaggio, per rinnovare la sorpresa.

Un giorno Lupodrillo decide di andare a fare un bagno al lago. Ma mentre si tuffa, esce fuori dall’acqua un coccodrillo che lo morsica in fronte.

Lupodrillo lotta con i lupi

Lupodrillo chiama i suoi amici lupi per aiutarlo. I lupi arrivano e lottano contro i coccodrilli. Alla fine della lotta tutti i lupi e i coccodrilli sono pieni di morsi e cadono per terra per la stanchezza, così nessuno vince.”

una storia inventata dai bambini

Mentre i lupi e i coccodrilli stanno lottando, Lupodrillo è riuscito a scappare fino a casa della nonna. La nonna ha preparato per lui una piscina gonfiabile, ma Lupodrillo ora ha un po’ paura di tuffarsi perché gli torna in mente il coccodrillo. Alla fine si tuffa.

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Grazie a Nadhir, Giuseppe e Riccardo, autori della storia di Lupodrillo e agli autori dei personaggi, Ophélie Texier per Lupodrillo e Vincent Bourgeau per il diavoletto del libro “La boite à Jules”.

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Siete i benvenuti a inviare le storie nate dalla scatola dei personaggi a info@robertapuccilab.com