Che cos’è un Everywhere Atelier?

Mi ha sempre affascinato l’idea di un atelier come spazio flessibile, itinerante, che si può allestire ovunque con qualsiasi materiale.

Non servono necessariamente dei materiali artistici in una stanza dedicata: può essere un cavalletto in mezzo a un prato, una valigia piena di oggetti su una panchina, un carrello tra le corsie di un ospedale, un quaderno e una matita sul vagone di un treno, una bicicletta e una macchina fotografica, e chi più ne ha più ne metta.  

Ma allora, se un atelier può essere dappertutto, significa che qualsiasi luogo è un atelier di per sé? E che non serve scegliere e organizzare in modo intenzionale? Quali sono le caratteristiche imprescindibili, il minimo indispensabile per definire un Everywhere Atelier?

Da questa riflessione ha preso forma un manifesto ancora in evoluzione, un nucleo di condizioni minime dal quale si possono originare infinite variazioni. Eccolo.

Come ti risuona? Aggiungeresti o cambieresti qualcosa? 

Se come credo, si tratta di una potenzialità universale che ci contraddistingue come esseri umani, abbiamo a portata di mano qualcosa di straordinario: la capacità di creare un’oasi al di là di criteri estetici e di confini geografici, sociali, culturali; una zona franca dove ritrovarci unicamente per il piacere del fare e di costruire nuove connessioni con noi stessi e con il mondo.

Nelle ultime pagine del libro “The Good Enough Studio”, che ho avuto la fortuna di tradurre, Nona Orbach scrive:

Che cosa rende uno spazio (e il tempo che trascorriamo in esso) uno “studio”? È un luogo che non deve necessariamente assomigliare a un atelier: è quello che tu riconosci e stabilisci essere il posto giusto come setting per il tuo lavoro. È anche il tempo che concedi a te stesso con responsabilità e compassione, caratterizzato da un senso di benevolenza e ottimismo.

(…) La chiave è essere presenti, nella consapevolezza che ovunque ci troviamo, tutto nel mondo rappresenta metaforicamente molto più di quello che sembra. Una panchina al parco, un kimono, un cane che ti cammina accanto scodinzolando. Forse è un prato, o un luogo nella mente.