di Nona Orbach – Traduzione di Roberta Pucci
Le prime linee tracciate da un bambino si formano per caso, quando – a partire da un bisogno sensomotorio – egli scopre che i movimenti del suo corpo possono lasciare un segno su alcune superfici.

Una volta scoperta, questa specie di magia viene ripetuta all’infinito, con grande piacere e divertimento. I bambini creano intenzionalmente delle linee e dei segni sulla sabbia, sul vetro appannato, sulla pappa che si è spalmata sul tavolo, e successivamente sulla carta. In questa fase, potrebbero apparire dei segni anche sui muri e sui mobili.

Nel corso dello sviluppo, i bambini diventano sempre più consapevoli delle tracce lasciate sulla materia dai loro movimenti, fino ad utilizzare tali segni come simboli.
Mi sembra davvero di percepire qualcosa di magico e quasi sacro ogni volta che ho la fortuna di assistere a questi straordinari momenti di collaborazione sinergica tra corpo e mente, per esempio osservando le mie figlie da piccole e poi i miei nipoti.
Non dimentichiamo che è un grande privilegio poter essere testimoni del viaggio di questi giovani pionieri alla scoperta dell’universo, anche se riusciamo a coglierne solo un frammento o un dettaglio: un piccolo, prezioso miracolo.
Si tratta di un percorso intimo e personale per ogni bambino, e nello stesso tempo di un processo archetipico vissuto da tutta l’umanità, per centinaia di anni.
Rallenta. Avvicinati. Osserva e ascolta con attenzione. Prendi nota, senza disturbare.
Immagine di copertina di Nizan Sedler
Questo post fa parte del progetto Grammar of drawing – un viaggio per esplorare il linguaggio espressivo del disegno, a cura di Suzanne Axelsson, Nona Orbach e Roberta Pucci
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